Ho impiegato qualche giorno prima di trovare la forza di scrivere questo post perchè prima mi sono dovuto riprendere dallo sconforto che aveva preso il sopravvento dopo l'ultima visita tra le api.
Facciamo qualche passo indietro e torniamo a marzo 2016, tre mesi fa...
L'annata apistica stava inizindo, le api uscivano da un'inverno poi tutto sommato non così freddo e, salvo poche unità, le famiglie di api stavano abbastanza bene.
Marzo è andato poi benissimo con soli 7 giorni di pioggia in un mese abitualmente abbastanza instabile. Le api hanno beneficiato dell'intera fioritura del tarassaco e di molte altre fioriture di inizio primavera.
Questi fattori hanno fatto si che la covata presente in ciascuna famiglia iniziasse ad aumentare sensibilmente e, naturalmente, tanta più covata significa tante più bocche da sfamare, tutti i giorni.
Aprile è stato addirittura meglio di marzo... Temperature in aumento e tempo molto stabile (solo 2 giorni di pioggia).. La popolazione degli alveari ha così continuato ad aumentare in maniera quasi esponenziale.
A maggio il crollo.
A fine aprile ha iniziato a fiorire l'acacia (Robinia pseudoacacia), ovvero la regina delle fioriture mellifere. Bene, proprio in quei giorni iniziava una perturbazione che si è protratta per diversi giorni e che ha letteralmente abbattutto i fiori della robinia.
Raccolto dell'acacia finito prima che potesse iniziare.
Il resto del mese di maggio è stato un susseguirsi di temporali e schiarite con temperature che, però, non hanno mai superato i 24-25°C e temperature notturne di poco superiori ai 10-12°C.
Costrette a diversi giorni di sosta forzata e con famiglie di notevoli dimensioni, le api hanno iniziato a consumare le scorte di miele che avevano sino a quel momento accumulato.
Ad oggi, 4 giugno 2016, il meteo continua a non dar tregua. I primi 4 giorni di giugno sono stati caratterizzati da 3 giorni di pioggia. Le fioriture, tra le quali l'importantissimo tiglio, continuano a venire abbattute e le api sono in crisi.
I melari sono completamente vuoti e anche nei nidi non c'è miele. Le api praticamente rimangono in vita con ciò che raccolgono nelle giornate buone ma non riescono a mettere da parte nulla anzi, la popolazione di diverse famiglie si sta riducendo perchè il cibo non è sufficiente per tutti.
E' evidente quindi che in questa situazione non solo non si riesce a produrre nulla per il nostro consumo ma, ciò che è più importante, non vi è nemmeno ciò di cui hanno bisogno le api per sopravvivere.
Tutto il nord Italia, con alcune eccezioni, è ad oggi in questa situazione e se il tempo non si mette al bello non so dove arriveremo.
La situazione descritta è quindi una evidente emergenza e quindi come tale va trattata.
Dopo lo sconforto iniziale abbiamo approntato un piano di azione. I melari sono stati tolti tutti, tranne quelli presenti su 3 arnie che, a differenza delle altre, qualche chilogrammo di miele ce l'hanno (attenzione parlo sempre di quantita ridicole ma è già qualcosa se confrontato con lo zero del resto dell'apiario).
Ho quindi preparato parecchi litri di sciroppo zuccherino (acqua, zucchero, limone, il tutto bollito) che da ieri ho iniziato a somministrare agli alveari (tranne ai 3 che hanno ancora il melario).
Le api vi si sono gettate a capofitto, segno evidente della fame che regna in questo momento.
Ad inizio giugno non c'è cibo per le api... E' pazzesco dal momento che questo dovrebbe essere il momento di maggiore abbondanza... Non oso pensare ad ottobre, novembre...
Ora proseguiremo con la nutrizione suppletiva sino a che le api non avranno ricostituito le scorte che, come detto, in questo momento non esistono.
Prevedo che tale situazione di emergenza continuerà fino a fine giugno.
A luglio gli alveari verranno trattati al fine di ridurre il più possibile l'infestazione dell'endemico acaro varroa destructor che se non gestito causerebbe la morte di tutte le famiglie.
Ad agosto, con le api ripulite dalla varroa e (spero) con scorte di miele decenti, porteremo le nostre famigliole sull'erba medica affinchè possano raccogliere quanto più nettare possibile dai fiori di questa importante pianta da foraggio.
A metà settembre contiamo di riportarle alla base per cercare di far loro raccogliere quanto più nettare di edera possibile.
A quel punto dovrebbero essere sufficientemente forti per affrontare l'inverno.
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Fiori di tiglio, quasi l'ultima spiaggia. |
Annate come quella attuale non sono più un'eccezione purtroppo ed è evidente che in un contesto di apicoltura svolta come hobby (il nostro caso) è un problema relativo... L'apicoltore professionista invece va in grandissima difficoltà, e questo è un problema.
Va inoltre considerato che, al di là dell'aspetto commerciale, situazioni del genere minacciano seriamente la vita delle api, con tutti i problemi che ne possono conseguire in termini di mantenimento della biodiversità delle nostre terre.
Il titolo di questo post è volutamente provocante, nella parte in cui scrivo che il post è sconsigliato a chi desidera diventare apicoltore.
In effetti difficoltà del genere possono scoraggiare, e sicuramente scoraggeranno molti. Anche noi, come ho avuto modo di dire, siamo rimasti delusi ed amareggiati ma, una volta passata l'amarezza, abbiamo iniziato a riflettere.
Posto che nessun singolo individuo può influenzare il clima e quindi, per quanto ci riguarda, lo dobbiamo subire, molto semplicemente.
Posto che le api vanno in crisi se mancano le fioriture necessarie a fornir loro il cibo necessario per vivere,
è necessario cambiare il modo di fare apicoltura.
Un'apicoltura che non può più essere passiva, come la stiamo facendo noi ora, ma attiva. Dobbiamo cioè partire dal presupposto che la stagione sarà piovosa e con poche fioriture (poi se non sarà così meglio ovviamente) e mettere in condizione le api di dare il meglio di loro stesse in tali condizioni. Come fare?
In primis facendo sviluppare la covata ed insieme le scorte sin da marzo, e questi obiettivi li possiamo ottenere, nelle nostre zone, portando le api sui campi di colza.
Sarà poi necessario portare le api nei boschi di robinia per raccogliere quanta più acacia possibile. Naturalmente potrà piovere tantissimo sull'acacia, come quest'anno ma, a mio parere, un conto è avere le api dietro casa e qualche robinia nei paraggi ed un conto è avere le api in un bosco di robinie. Anche solo 3 giorni di raccolto permetteranno comunque di portare in arnia del miele.
In estate ci si dovrà concentrare sul tiglio e sul castagno ed ancora sull'erba medica.
In sintesi sarà necessaria un'apicoltura meno stanziale è più nomade ma soprattutto più organizzata.
In questo modo secondo me si possono limitare (mai annullare ovviamente) gli effetti nefasti del maltempo.
Anche quest'anno di apicoltura quindi, per quanto incredibilmente negativo sotto il profilo della produzione di miele, mi sta lasciando la certezza di aver imparato molto.
Ricordiamoci sempre che, in qualunque settore lavoriamo, non tutti i mali vengono per nuocere o quantomeno anche se nuociono ci lasciano anche qualcosa di positivo, un bagaglio esperienze ma, soprattutto a mio avviso, le negatività attivano nelle nostre menti il pensiero propositivo, finalizzato a trovare alternative, soluzione, in altre parole ci spronano a migliorare.
Detto questo cerchiamo ora di preparare le api in maniera tale da portarle ad affrontare il prossimo inverno 2016-2017 nel miglior modo possibile con la consapevolezza di avere le idee più chiare di qualche mese fa su come organizzare la nostra apicoltura nel prossimo futuro.
Al prossimo post!
Alessandro