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domenica 1 dicembre 2019

Dicembre.... Osserviamo gli alveari per ottenere preziose informazioni

Primo dicembre 2019, continua la lenta marcia verso la primavera. Ieri abbiamo dato una rapida occhiata agli alveari, solo esternamente naturalmente. Il candito posizionato nei coprifavi una settimana fa è stato decisamente intaccato. Le api ne hanno consumato già circa metà come si può vedere dalla foto qui sotto.




Tutti gli alveari rispondono bene alle sollecitazioni esterne ed hanno un peso molto buono, segno che ci sono ancora sufficienti scorte di miele all'interno.

Sul retro di ciascun alveare, arnia o nucleo che sia, abbiamo a suo tempo praticato un foro, atto a far passare il tubicino del sublimatore per acido ossalico che, come detto in precedenti post, usiamo per contrastare in autunno/inverno il temibile acaro varroa destructor.

Questo forellino, posto sulla parte bassa dell'arnia, ci permette anche di ispezionare visivamente l'interno dell'alveare, in particolare il fondo dello stesso. La presenza di molte api morte sul fondo non è un bel segno perché significa che la famiglia non si prende sufficiente cura della sua casa il che, per la società delle api, è piuttosto anomalo. Se accade può essere un sintomo di debolezza della colonia e, debolezza in questo periodo dell'anno significa la fine per questa ipotetica famiglia, se non nell'immediato quasi certamente ad inizio primavera. Infatti, anche se una famigliola molto debole, formata da poche centinaia di api dunque, superasse l'inverno, sarebbe quasi certamente presa di mira dalle altre famiglie dell'apiario a fine inverno/inizio primavera e perciò soggetta al fenomeno del saccheggio.

Ritorna quindi la regola, che abbiamo imparato tante volte sulla nostra pelle… Inverniamo solo e soltanto alveari forti, molto forti possibilmente.

In ogni caso ieri, osservando le reti poste sul fondo dei nuclei, abbiamo visto una buona pulizia. Le api morte non erano dentro gli alveari ma giacevano davanti ai nuclei segno che le api addette alla pulizia le avevano trasportate fuori. Buon segno.

L'apicoltura dunque è soprattutto osservazione, in ogni periodo dell'anno, ma oserei dire soprattutto in autunno inverno, perché in queste stagioni non possiamo aprire gli alveari e dunque dobbiamo arrivare a delle conclusioni circa lo stato di salute delle nostre api massimizzando le poche informazioni che possiamo ottenere dall'osservazione delle arnie o dei nuclei dall'esterno.

La stessa sublimazione effettuata in serata ci ha permesso di avere altre preziose informazioni. L'acido ossalico viene sublimato dall'apposito apparecchio, pertanto l'arnia viene invasa dall'ossalico allo stato gassoso, quindi in sostanza da una grande quantità di fumo. Ieri sera faceva piuttosto fresco e tirava un venticello fastidioso. Generalmente in queste condizioni le api non escono. Ebbene, la sublimazione dell'ossalico ha spinto fuori tante api, incuranti del clima non certo ideale al volo. Certo, si è trattato di un fenomeno di brevissima durata, ed è un bene perché il freddo può causare la morte delle api in pochi minuti se esse non sono agglomerate insieme alle altre, ma è un fenomeno che ci ha fatto capire che le api sono abbondanti negli alveari, che sono forti e dunque che non dovrebbero aver problemi a superare l'inverno nel quale ormai ci siamo inoltrati.


Al prossimo post!

Alessandro

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