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giovedì 19 agosto 2021

La pace che dona il Creato. Api, fiori e farfalle

L'altro giorno ho deciso di andare a trovare le mie api... Non c'era un motivo particolare ma passavo con la macchina proprio vicino al luogo dove ho le mie casette di api ed allora mi sono detto: "dai, andiamo da loro!"... Non ho aperto gli alveari perchè, è sempre importante ricordarlo, se non c'è un motivo particolare, un'attività specifica da svolgere, più lasciamo in pace le api meglio è. Ed allora sono stato lì qualche minuto, ad osservare il frenetico ed incessante via vai delle api, ad ascoltare il loro ronzio, a riempirmi di pace in ultima analisi perchè si, il Creato tutto e la Natura ci permette di immergerci in una pace molto bella, agli antipodi dal consueto stress quotidiano. Le mie api si trovano in un bell'appezzamento di terreno che, da diversi anni, è coltivato ad erba medica. In realtà il termine "coltivato" non è il più adatto perchè l'erba medica è stata seminata la prima volta ma poi nel corso degli anni non è più stata riseminata e per questo motivo man mano che passano gli anni il terreno assomiglia sempre di più ad un prato, con molti ciuffi di erba medica ma anche con molte altre essenze.
La medica viene tagliata peraltro molto di rado e sempre dopo che la sua fioritura è ultimata il che è ovviamente ideale per un apicoltore o meglio, per un aspirante apicoltore, come lo sono io. E così, osservando il via vai delle api e passeggiando per qualche minuto tra l'erba medica in fiore e tutto il resto non ho potuto fare a meno di notare la numerosità delle farfalle presenti che volavano anche loro freneticamente alla ricerca del prezioso nettare donato dai fiori; nettare ancor più prezioso in questo mese di agosto perchè la canicola estiva si fa sentire e le fioriture non sono naturalmente così abbondanti come in primavera.
Ebbene, tra le api, le farfalle, i fiori, una leggera brezza di vento ed il cielo azzurro terso mi sono davvero emozionato. Mi sono sentito davvero bene ed in pace. Evviva le api, evviva il Creato tutto!

sabato 7 dicembre 2019

Dicembre 2019 -continua la lenta marcia verso la primavera-

E' passata un'altra settimana… Una settimana in meno che ci separa dalla primavera 2020... Questa settimana è arrivato, finalmente, il freddo. Le temperature minime sono scese anche leggermente sotto lo zero mentre le massime generalmente non hanno superato gli 8°C. Il sole l'ha fatta da padrone pertanto le api ne hanno approfittato, nelle ore più calde della giornata, per uscire dagli alveari per sgranchire un po' le ali e, soprattutto, per compiere i voli di purificazione, necessari dopo vari giorni di clausura causati dalle piogge continue.

L'osservazione dei fondi degli alveari ci ha permesso di capire che generalmente la "situazione varroa" è sostanzialmente sotto controllo, con alveari che sono giunti a zero varroe cadute ed altri con ancora 6-7 varroe sul fondo. Un solo alveare presenta ancora una trentina di varroe, decisamente troppe.

Osservando le api andare e tornare dagli alveari abbiamo visto che non poche tornano alla base con le cestelle delle zampe cariche di un polline giallino chiaro. E' un bel segnale perché il polline è sempre segnale di vita. Fioritura ce n'è veramente poca, soltanto qualche sparuto tarassaco e qualche fiorellino qua e là nei fossati di campagna. In mancanza di altro però le api massimizzano ciò che la natura offre… In attesa di tempi migliori.. Tra un mesetto circa aspettiamo le primissime fioriture del nocciolo, la prima importante fonte di polline di alta qualità dell'anno.



Continuiamo a mantenere alta l'attenzione sul peso degli alveari e non facciamo mai mancare il candito, quale nutrizione di supporto, all'interno dei coprifavi.

Al prossimo post!

Alessandro

domenica 1 dicembre 2019

Dicembre.... Osserviamo gli alveari per ottenere preziose informazioni

Primo dicembre 2019, continua la lenta marcia verso la primavera. Ieri abbiamo dato una rapida occhiata agli alveari, solo esternamente naturalmente. Il candito posizionato nei coprifavi una settimana fa è stato decisamente intaccato. Le api ne hanno consumato già circa metà come si può vedere dalla foto qui sotto.




Tutti gli alveari rispondono bene alle sollecitazioni esterne ed hanno un peso molto buono, segno che ci sono ancora sufficienti scorte di miele all'interno.

Sul retro di ciascun alveare, arnia o nucleo che sia, abbiamo a suo tempo praticato un foro, atto a far passare il tubicino del sublimatore per acido ossalico che, come detto in precedenti post, usiamo per contrastare in autunno/inverno il temibile acaro varroa destructor.

Questo forellino, posto sulla parte bassa dell'arnia, ci permette anche di ispezionare visivamente l'interno dell'alveare, in particolare il fondo dello stesso. La presenza di molte api morte sul fondo non è un bel segno perché significa che la famiglia non si prende sufficiente cura della sua casa il che, per la società delle api, è piuttosto anomalo. Se accade può essere un sintomo di debolezza della colonia e, debolezza in questo periodo dell'anno significa la fine per questa ipotetica famiglia, se non nell'immediato quasi certamente ad inizio primavera. Infatti, anche se una famigliola molto debole, formata da poche centinaia di api dunque, superasse l'inverno, sarebbe quasi certamente presa di mira dalle altre famiglie dell'apiario a fine inverno/inizio primavera e perciò soggetta al fenomeno del saccheggio.

Ritorna quindi la regola, che abbiamo imparato tante volte sulla nostra pelle… Inverniamo solo e soltanto alveari forti, molto forti possibilmente.

In ogni caso ieri, osservando le reti poste sul fondo dei nuclei, abbiamo visto una buona pulizia. Le api morte non erano dentro gli alveari ma giacevano davanti ai nuclei segno che le api addette alla pulizia le avevano trasportate fuori. Buon segno.

L'apicoltura dunque è soprattutto osservazione, in ogni periodo dell'anno, ma oserei dire soprattutto in autunno inverno, perché in queste stagioni non possiamo aprire gli alveari e dunque dobbiamo arrivare a delle conclusioni circa lo stato di salute delle nostre api massimizzando le poche informazioni che possiamo ottenere dall'osservazione delle arnie o dei nuclei dall'esterno.

La stessa sublimazione effettuata in serata ci ha permesso di avere altre preziose informazioni. L'acido ossalico viene sublimato dall'apposito apparecchio, pertanto l'arnia viene invasa dall'ossalico allo stato gassoso, quindi in sostanza da una grande quantità di fumo. Ieri sera faceva piuttosto fresco e tirava un venticello fastidioso. Generalmente in queste condizioni le api non escono. Ebbene, la sublimazione dell'ossalico ha spinto fuori tante api, incuranti del clima non certo ideale al volo. Certo, si è trattato di un fenomeno di brevissima durata, ed è un bene perché il freddo può causare la morte delle api in pochi minuti se esse non sono agglomerate insieme alle altre, ma è un fenomeno che ci ha fatto capire che le api sono abbondanti negli alveari, che sono forti e dunque che non dovrebbero aver problemi a superare l'inverno nel quale ormai ci siamo inoltrati.


Al prossimo post!

Alessandro

sabato 23 novembre 2019

Conduzione dell'apiario -mese di novembre-

Un po' di malinconia è inevitabile osservando, ad autunno inoltrato, la pioggia battere con insistenza sui tetti degli alveari e tutt'intorno le foglie gialle e rosse degli alberi continuare a cadere rapidamente sotto le sferzate del vento di novembre.

Intanto però il superorganismo alveare continua nel suo processo di svernamento… Le api tengono pulito il fondo delle arnie portando fuori le api che, fisiologicamente, muoiono man mano che passano i giorni che ci separano dalla ripresa della vita, ad inizio primavera.

In questa fase dell'anno, ormai ad un mese da Natale, non apriamo più gli alveari, per evitare che la nostra curiosità comprometta il fragile equilibrio termico presente all'interno delle arnie.
Adesso ciò che possiamo, e dobbiamo, fare è controllare almeno settimanalmente il peso delle nostre famiglie. Questa semplice prova ci farà capire se le colonie sono ancora ben dotate di scorte di miele oppure no. 

Vaschetta di candito posizionata all'interno del coprifavo di un nucleo

E' molto importante che le api abbiano tante scorte in questo periodo dell'anno perché le useranno prevalentemente da fine gennaio in poi, alla ripresa dell'attività… Se abbiamo famiglie molto leggere adesso è un problema perché significa che non avranno, per l'appunto all'approssimarsi della primavera, cibo a sufficienza per nutrirsi e, soprattutto, per nutrire le nuove larve che la famiglia alleverà.

Dal canto nostro, pur avendo famiglie molto pesanti, abbiamo posizionato un panetto da un kg e mezzo di candito per ogni alveare perché non abbiamo molto tempo a disposizione per controllare le famigliole di api. In questa situazione è opportuno non correre rischi. Può capitare infatti che si susseguano giornate od anche settimane molto piovose… Se ciò accade le api saranno costrette alla clausura per giorni interi e questo può determinare un sensibile consumo di scorte.



Ogni tanto, senza esagerare, possiamo accertarci dello stato di salute della colonia di api semplicemente "bussando" con le nocche della mano sulla parete della nostra arnia o del nostro nucleo… Se avvertiamo un brusio deciso e di breve durata, significa che la famiglia sta bene ed ha la regina viva.

Infine continuiamo a monitorare la caduta di varroa a seguito dei trattamenti a base di acido ossalico sublimato. Nel nostro apiario siamo quasi giunti a "caduta zero" di varroa per cui faremo probabilmente un'ultima sublimazione nei prossimi giorni per  il completare il trattamento acaricida.

Al prossimo post!

Alessandro


domenica 17 novembre 2019

Novembre inoltrato -per le api un periodo delicato-

Cari amici, siamo ormai a novembre inoltrato. La pioggia la fa da padrona qui in Veneto e, anche quando non piove, l'umidità è sempre a tassi molto elevati. E le api?

Le api sono state invernate per bene già da fine settembre. Adesso non ci resta che verificare di tanto in tanto che siano ben protette, coibentate e sempre dotate di scorte di cibo a sufficienza.

Nel contempo continuiamo ad abbattere la varroa residua all'interno degli alveari grazie all'acido ossalico, un acido organico molto utile a questo scopo. Come sappiamo la varroa è allo scoperto, e dunque molto vulnerabile, in assenza di covata all'interno degli alveari ed è proprio questa la situazione che ci si presenta in questo periodo dell'anno. Approfittiamone dunque per ripulire bene le api da questi acari!

Quest'anno abbiamo deciso di invernare le api quasi totalmente in nuclei di polistirolo da 6 favi. Abbiamo visto infatti che le api si trovano particolarmente bene in queste condizioni sia perché il polistirolo è un materiale ben coibentante, sia perché il 6 favi è una dimensione ottimale in inverno, quando le api hanno bisogno di stare vicine le une alle altre per riscaldarsi vicendevolmente.

Come vedete dal video qui sotto, in quest'apiario abbiamo ben protetto le api a nord (grazie alla presenza di un fabbricato alle spalle degli alveari) ed abbiamo anche posizionato dei fogli di polistirolo sotto gli alveari per isolarli ulteriormente (ed evitare la risalita dell'umidità, come detto molto marcata nella nostra zona).

All'interno dei coprifavi abbiamo posizionato una vaschetta di fruttosio liquido che le api suggono attraverso un piccolissimo foro praticato sul fondo della vaschetta stessa per mezzo di un ago molto sottile. Il nutrimento liquido è rischioso in questo periodo dell'anno perché una eccessiva ingestione di liquido potrebbe determinare diarrea e/o nosema nelle api. Il fatto di aver applicato però un solo forellino sulla vaschetta fa si che le api debbano suggere goccia a goccia e ciò impedisce alle stesse di "abbuffarsi".  In ogni caso già dalla prossima settimana probabilmente inseriremo il nutrimento solido (il cosiddetto candito), più consono alla stagione invernale.



Ricordiamo sempre di invernare soltanto alveari molto forti. Così facendo ci eviteremo problemi con il prosieguo della stagione. Certamente anche gli alveari più deboli hanno qualche chances di supererare l'inverno ma a quale prezzo? Probabilmente lo supereranno con una manciata di api, del tutto insufficienti a garantire una robusta ripresa dell'attività primaverile.

Un alveare debole è poi particolarmente esposto al fenomeno del saccheggio ed anche molto più esposto di quelli forti alle varie malattie che colpiscono le nostre amiche api.

Buona apicoltura ed al prossimo post!

sabato 22 giugno 2019

Pioggia, sciamature, orfanità.... Poi, finalmente il sole!

Nell'ultimo post di due mesi fa scrivevo di un apiario in equilibrio, di famiglie d'api in deciso rafforzamento e di una stagione che sembrava volgere al meglio…

Come sempre però mai fare i conti prima dell'oste perché poi ci sono le sorprese… In questo caso, come tutti ci siamo accorti, abbiamo avuto un mese di maggio super piovoso e con temperature medio basse. In particolare la pioggia continua in un mese cruciale per l'apicoltura, maggio per l'appunto, ha determinato gravi scompensi nelle varie colonie. 

Nello specifico, le famiglie hanno tutte palesato uno spiccato istinto sciamatorio ed effettivamente sono sciamate. In un solo caso tuttavia lo sciame partito dalla famiglia madre era di grandi dimensioni; negli altri casi è partita la regina con pochissime api, quanto basta comunque per rendere la famiglia rimasta in apiario orfana e quindi per mandare all'aria la produzione di miele.

I problemi non sono finiti qui perché in un paio di casi le famiglie, rimaste orfane, non hanno accettato la nuova regina ed in un caso si è sviluppata nella colonia una "regina fucaiola". 

Insomma, una bella confusione che è andata di pari passo con il forte consumo del miele fino a quel punto raccolto dalle api (grazie alla fioritura della colza)… D'altro canto con giornate caratterizzate da continue piogge le api erano forzate a rimanere nelle arnie e, la contemporanea presenza di covata da nutrire, ha determinato uno svuotamento delle scorte di miele di nidi e melari.

La situazione meteo si è stabilizzata a giugno con l'arrivo del caldo (temperature max 35-36°C) e di giornate fortemente soleggiate.

Le famiglie oggi hanno tutte la loro regina che sta regolarmente deponendo e sono in ripresa sia in termini di covata sia in termini di scorte. La stagione produttiva ormai è compromessa ma questo non ci fermerà nelle nostre sperimentazioni. 

Fioritura spontanea, di fronte al nostro apiario, estate 2019


Quest'anno infatti, dopo il blocco estivo (indicativamente da metà luglio a metà agosto) per consentire il trattamento tampone finalizzato a contrastare il temibile acaro varroa destructor, proveremo a riposizionare i melari sulle arnie più forti poiché abbiamo l'apiario su un bel campo di erba medica. La fioritura di questa pianta dura a lungo (finchè non viene falciata) e nel mese di settembre è sempre abbondante.

Apiario su erba medica, estate 2019


Staremo a vedere, al prossimo post!

domenica 21 aprile 2019

Continua la marcia verso l'acacia, alveari in costante crescita (con qualche sorpresa)


Le nostre famigliole di api continuano a svilupparsi nel cammino che ci porterà tra una quindicina di giorni alla fioritura dell'acacia (robinia pseudoacacia).

Gli ultimi 8 giorni sono stati particolarmente soleggiati, con temperature massime intorno ai 24°, la settimana precedente invece la pioggia ed il fresco l'avevano fatta da padrone.

Continua abbondante la fioritura della colza che è una fioritura particolarmente utile per quanto attiene la produzione di nettare. Le api hanno fatto scorte nei nidi ed hanno iniziato (alcune famiglie soltanto per ora) la salita al melario.




Quest'anno abbiamo deciso di tenere le colonie di api, in questa stagione, strette su 7 favi soltanto. Quindi le arnie da 10 favi presentano, lateralmente, uno spazio vuoto mentre la famiglia è stretta tra due diaframmi. In questo modo facilitiamo la salita a melario. Il rovescio della medaglia è che bisogna controllare con particolare attenzione la formazione di celle reali perché la famiglie sono piuttosto strette, in un periodo dell'anno in cui c'è un'esplosione di vita.


Famiglia di api stretta su 7 favi



In ogni caso già dalla prossima settimana aggiungeremo un favo da costruire nel nido così da dar sfogo alla produzione di cera da parte delle api e così da creare ulteriore spazio nel nido, in vista della prossima grande fioritura.

Come già sperimentato l'anno scorso comunque anche quest'anno terremo sempre le famiglie strette tra due diaframmi, così da averle al massimo su 8 favi nel nido. Questo accorgimento ci permette di gestirle più facilmente.

Si tratta di sperimentazioni per cui potrebbe essere che in futuro torneremo sui nostri passi ma per ora i risultati non sono negativi.

Nel titolo del post citavo "qualche sorpresa" in apiario. Si, perché la famiglia più forte che avevamo è orfana.. La regina non è presente e la famiglia si sta allevando una "erede al trono". Abbiamo individuato una bella cella reale già opercolata. Il prossimo fine settimana vedremo se la nuova regina è nata.

Abbiamo approfittato dell'abbondanza di fioritura per creare, nelle ultime 3 settimane, due nuovi nuclei di api, ciascuno composto di 3 favi d'api, prelevati da altrettante arnie. Si tratta di nuclei orfani. Ora dobbiamo attendere che la regina venga allevata, che nasca e che venga fecondata. Se tutto andrà bene saranno famigliole pronte per la produzione 2020.

Nel complesso comunque le famiglie mi sembrano in equilibrio, con parecchio nettare nei nidi ed importazione di polline ovunque regolare. Eccezion fatta per la colonia orfana, nelle altre ho visto uova e covata opercolata con disposizione regolare sui favi. Il volo, da un'osservazione esterna degli alveari, è molto movimentato ma regolare. Ho tolto celle reali dal alcuni alveari, in particolare almeno 3 celle già opercolate in un'arnia che andrà particolarmente monitorata.




Al prossimo post!

Alessandro