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sabato 22 agosto 2015

Capire le api, l'impresa più difficile

Quando inizio a pensare di aver capito alcuni aspetti della vita delle api accade spesso che loro, le api, mi ricordino che in realtà la strada da percorrere è ancora molto lunga e tortuosa.
Occorre tenere presente sempre che stiamo lavorando con creature che hanno affinato in milioni di anni i molteplici aspetti della loro vita sociale per cui ciò che può e deve fare una persona che si occupa delle api è, dapprima entrare in punta di piedi nella loro casa, senza arroganza e superiorità, e poi mettersi al loro servizio cercando, piano piano con gli anni, di entrare nei loro meccanismi millenari, di afferrare quelle sfumature dell'alveare che non sono scritte nei libri ma che si possono carpire solo con l'esperienza e con grande umiltà.

Per quanto sopra è chiaro che non mi sarei più di tanto dovuto amareggiare per la perdita, in questi giorni, di uno dei nuclei d'api creato qualche mese orsono. Ma non è così. Il rammarico per non aver capito appieno le necessità di quell'alveare c'è, eccome.

Ragionando su quanto accaduto le riflessioni che si possono fare sono almeno un paio. In primis il periodo dell'anno in cui siamo, ovvero agosto. E' un periodo assolutamente critico perchè vengono a mancare le fonti di cibo, cioè i fiori, e se non fosse per la melata e per i frutti maturi dalle quali le api suggono nettare, il problema sarebbe ancor maggiore.

Fichi appena caduti -apiario TerraFiorita a Stroppare (Pd)-

Il periodo dunque è critico, ancor più del solito quest'anno perchè la siccità si è fatta sentire durante tutto il mese di luglio ed anche durante la prima decade di agosto.
In queste condizioni le api sono spinte a saccheggiare le scorte delle famiglie più deboli e così è stato, ritengo, anche per il nucleo da poco perduto.

Con il senno di poi sarebbe stato allora meglio inserire in questa famiglia un bel favo di covata nascente così da rinfoltire la popolazione della colonia d'api. Tuttavia, anche adottando questa iniziativa, non è poi detto che la famiglia si sarebbe salvata. E ritorniamo quindi al paragrafo introduttivo di questo post... C'è ancora molto da imparare e, anche tra quarant'anni ne sono certo, non sarà ancora abbastanza.

In ogni caso, smaltita la frustrazione per la perdita, rimane un insegnamento e questo è fondamentale per continuare il percorso di crescita.

Sono sempre più convinto che l'allevare le api sia in minima parte un lavoro. E' un'attività che porta, chi ha la fortuna di occuparsene, a viaggiare dentro sè stessi, alla ricerca della semplicità dei gesti e delle azioni. Alla ricerca di umiltà e di predisposizione all'ascolto.

Osservando da vicino le api...

Al prossimo post!
Alessandro

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