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sabato 30 marzo 2013

UN ERRORE PER CRESCERE


Oggi, 30 marzo 2013, piove a dirotto. La temperatura è di ca. 10°.

Il tempo continua dunque ad essere inclemente e ben poco primaverile. In queste condizioni ci vediamo costretti a continuare l'attività di nutrimento delle api perchè, come è normale che sia, con queste condizioni meteorologiche le api non escono, ma devono pur sempre mangiare..

Alle 14:00 dunque ci siamo diretti in apiario. La campagna fatica ad assorbire tutta quest'acqua e gli stivali in certi punti affondano di 20 centimetri buoni..
 
 

Sotto la pioggia battente solleviamo i coperchi delle due arniette in polistirolo e vediamo che in una le api hanno quasi del tutto finito il miele messo lunedì scorso mentre nell'altra ce n'è un po' di più.

Inizialmente avevamo pensato di lasciare tutto com'era e di tornare il lunedì di Pasquetta per effettuare il cambio di vaschetta, togliendo quella vuota e posizionando quella piena di nuovo miele. Abbiamo però poi pensato che forse era opportuno procedere alla sostituzione della vaschetta quasi vuota e lasciare ancora fino a lunedì l'altra che aveva un po' più' di miele ancora in essa.
 
Alberto ispeziona il nutrimento residuo di una delle due casette
 
Quindi abbiamo praticato un foro sul fondo della vaschetta piena l'abbiamo sostituita a quella vuota.

Il problema che ci si è presentato però è che numerose api, direi circa 80-100 esemplari, sono rimaste dentro la vaschetta quasi vuota che abbiamo tolto perchè ancora intente a nutrirsi del residuo miele che era rimasto attaccato alle pareti della vaschetta.
 
 
Le api all'interno della vaschetta di miele semi vuota

Abbiamo provato in tutti i modi a far rientrare queste api nella casetta, posizionando l'apertura della vaschetta semi vuota davanti alla porticina d'ingresso ma non c'è stato verso. Erano troppo intente a mangiare quel residuo di miele.

Purtroppo c'era parecchio vento freddo e tanta pioggia e queste api sono morte nel giro di un paio di minuti.

Abbiamo quindi capito che:

1 – le api devono aver finito tutto il nutrimento che abbiamo fornito loro prima di sostituire il nutritore. In questo caso infatti ce ne sarebbero state ben poche all'interno della vaschetta visto che non ci sarebbe stato più nulla da mangiare.

2 – il tempo meteorologico non deve essere così avverso per poter intervenire in apiario.

Quest'errore ci servirà per crescere.

Lunedì di Pasquetta, tempo permettendo, andremo a vedere la seconda casetta sulla quale non siamo oggi intervenuti. Confidiamo che vada meglio di oggi...
 

La primavera prova a sbocciare...
 

Al prossimo post!

Alessandro

venerdì 29 marzo 2013

L'ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETA' DELLE API

Una metafora molto chiara per spiegare in poche parole il modo in cui sono organizzate le api è questa: un'ape è come una cellula del corpo umano; lo sciamo, o famiglia d'api, è assimilabile invece al corpo umano nella sua unitarietà.
Fin da subito è dunque chiaro come sia estremamente importante la salute di ciascuna ape singolarmente presa, perchè ciascuna è importante per il benessere dell'intera famiglia.
Ecco allora che lo sciame viene definito "superorganismo" poichè è composto da migliaia di individui strettamente intercorrelati e il cui destino dipende dal comportamento e, come detto, dalla salute di ciascuno di essi.
La Natura ha stabilito, all'interno di tale superorganismo una straordinaria suddivisione dei compiti finalizzata allo sviluppo della vita e alla propagazione della specie.
Ciascuna famiglia d'api è composta da una regina, qualche centinaio di fuchi (i maschi) e migliaia di api operaie (le femmine); il loro numero varia da qualche migliaio nel periodo invernale a diverse decine di migliaia di individui nel periodo di massima espansione della famiglia (aprile/maggio).



                                                                          Ape Operaia


 
 
Nell'ambito di questo complesso sistema l'ape regina è l'unica in grado di deporre uova fecondate poichè è l'unica che si accoppia con i fuchi in quello che viene definito il volo di fecondazione. Nel corso di detto volo l'ape regina si unisce con più fuchi ed è in grado di conservare lo sperma all'interno di essa (nella cosiddetta spermateca) per tutta la sua vita (che dura fino a 5 anni). Tale materiale genetico consente alla regina di produrre fino a 3.000/4.000 uova al giorno. Ciascun uovo fecondato dà origine ad un'ape operaia mentre le uova non fecondate danno origine ai fuchi.
 
La regina passa quindi tutta la sua vita all'interno dell'arnia, eccezion fatta per i giorni dell'accoppiamento. La sua unica, ma fondamentale per la vita, attività materiale consiste nell'ovideposizione. Questa attività la impegna a tempo pieno, tanto che essa non si nutre autonomamente ma viene nutrita dalle api operaie. La regina, a differenza delle operaie, mangia soltanto pappa reale, particolare sostanza iper energetica di cui parlerò più approfonditamente in un futuro post di questo blog.
 
La regina è però anche l'individuo dal quale dipende il comportamento dell'intero alveare; essa infatti è in grado di secernere quelli che vengono definiti feromoni; tali sostanze vengono fatte proprie dalle api operaie poichè esse oltre a nutrire la regina la leccano e dunque assimilano i feromoni. Poi, per mezzo del meccanismo della trofallassi (vedasi a tal proposito il FOCUS poco sotto), diffondono i feromoni anche agli altri individui dell'alveare.
 
Tali feromoni hanno diversi effetti; tra gli altri sembra che inibiscano nelle operaie l'ovideposizione permettendo così che la regina sia l'unica a deporre le uova. D'altra parte le api operaie, non essendo state fecondate, potrebbero deporre solo uova per l'appunto non feconde ed allora adatte solo a generare fuchi.
 
Peraltro in particolari momenti (ad esempio quando la regina dovesse rimanere accidentalmente uccisa) le api operaie iniziano effettivamente a deporre uova, ma come detto danno vita soltanto ad individui maschi.
 


FOCUS: la trofallassi.
 
La trofallassi è il processo attraverso il quale le api operaie si trasferiscono il cibo di bocca in bocca, dall'una all'altra. Per capire il motivo per cui ciò si verifica occorre andare alla fonte del nutrimento delle api, ovvero ai fiori.
Il nettare dei fiori è caratterizzato dalla presenza di una elevatissima quantità d'acqua al suo interno. D'altra parte però il miele per non essere soggetto a processi di fermentazione, deve avere una percentuale di umidità non superiore al 18% - 20%.
Le api bottinano il nettare dai fiori e lo deglutiscono facendolo depositare in un'apposita "sacca" atta al contenimento del miele chiamata ingluvie; una volta giunte all'alveare inizia la trofallassi. L'ape bottinatrice espelle il nettare contenuto nell'ingluvie, sostanzialmente rigurgitandolo, e lo trasferisce così nella bocca di un'altra ape posta all'interno dell'alveare e così via per decine di "passaggi" del nettare da ape ad ape (fino a 50 trasferimenti). Giunti al termine di questa catena l'ultima ape depositerà la goccia di nettare in una celletta del favo. Il nettare originario, dopo aver subito la trofallassi, avrà perso gran parte della propria umidità e nel contempo si sarà arricchito di particolari enzimi trasferitigli dalle api e sarà divenuto a quel punto miele.
La trofallassi è dunque un procedimento posto in atto dalle api che, una volta di più, ci fa capire quale profonda specializzazione del lavoro ed organizzazione dello stesso, caratterizzino questi insetti sociali.
 
Al prossimo post...!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


lunedì 25 marzo 2013

E' PRIMAVERA (ma non si direbbe...)

Oggi 25 marzo 2013 a Stroppare di Pozzonovo, nostro luogo natale e di vita, nonchè sede del nostro apiario ha nevicato e parecchio..!!

La primavera dovrebbe essere iniziata ma per ora non se ne sentono gli effetti..

La temperatura è stata tutto il giorno intorno agli zero gradi e le nostre api non hanno potuto fare altro che rimanersene al calduccio nella loro (pur provvisoria) casetta..

Nonostante le temperature esterne infatti, al centro dell'alveare, luogo ove si situa la covata, la temperatura è sempre confortevole (all'incirca 25/30°) e le api, oltre che naturalmente la covata, possono resistere agevolmente all'inverno (e anche a quest'inizio di primavera un po' rude..!!).

Verso le 18:00 io ed Alberto ci siamo recati in apiario perchè, viste le temperature e il cattivo tempo, era necessario alimentare le nostre amiche api. In effetti quando la temperatura scende sotto i 10° le api non volano alla ricerca di fiori da bottinare ma, naturalmente, si devono ugualmente nutrire, oltre a dover pensare al nutrimento della covata.

Quindi, muniti di un paio di vaschette di plastica contenenti miele semi solido, siamo andati in campagna. E questo è il paesaggio che abbiamo incontrato...



 
 
 
In ogni caso siamo arrivati sul posto e abbiamo aperto il tetto delle casette di polistirolo e abbiamo visto che le api avevano esaurito le scorte di miele messo qualche giorno prima dall'apicoltore che ci ha ceduto le famiglie. Quindi la nostra visita con il cibo è stata più che opportuna!
 
Facendo attenzione a non schiacciare le api che si accalcavano all'imboccatura del nutritore contenente il miele semi solido abbiamo sostituito la vaschetta ormai vuota con quella nuova, e questo in entrambe le casette.
 
Abbiamo notato che qualche ape impavida sfidando il gelo si alzava in volo e si dirigeva sulla vegetazione presente sulle rive del fosso, oggi colmo d'acqua come si vede dalle foto poco sopra, probabilmente alla ricerca di polline ma certamente oggi era impossibile riuscire in quest'impresa. Infatti dopo qualche istante le apette rientravano al calduccio della loro casa.
 
Per qualche giorno, grazie alla riserva di miele da noi fornito, saranno apposto ma speriamo naturalmente che inizi veramente la primavera con la P maiuscola..
 
Dopo il nocciolo infatti, prima pianta dalle nostre parti a fornire polline alle api, che ormai sta sfiorendo, siamo in attesa del salice, anch'esso fornitore di abbondante polline e anche di un po' di nettare, oltre che di parecchia fioritura da campo, come per esempio il tarassaco che ha già iniziato a fare capolino..
 
 
 
L'embrione del nostro apiario con la vegetazione del Parco Faunistico Valcorba sullo sfondo
 
 
 
Verso le 18:40 siamo tornati a casa. Fra qualche giorno torneremo per ripetere l'operazione visto che per questa settimana sembra che prevarrà il cattivo tempo..!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


domenica 24 marzo 2013

GIORNO ZERO -24/03/2013-

Questa sera, ore 18:00, io e Alberto, mio socio in questo progetto (oltre che mio futuro cognato -) ) ci siamo recati da un conoscente per procurarci le nostre prime due famiglie di api!

La giornata senz'altro non è delle migliori dal punto di vista meteorologico visto che piove (tuttora..) a dirotto.

Il nostro obiettivo era quello di travasare già oggi i telaini pieni di api e di covata dalle "arniette" in polistirolo di chi ci cede le api alle nostre belle casette nuove di legno ma il tempo come detto è stato veramente inclemente e, considerando che c'erano circa 5° alle 18:00 non potevamo aprire le arnie in polistirolo perchè con il freddo avremmo causato un blocco della covata, ovvero un bel danno..

Abbiamo perciò deciso di portare a casa direttamente le arnie in polistirolo, di posizionarle nel sito che accoglierà l'apiario, e di posticipare il travaso nelle arnie definitive in legno non appena il meteo ce lo permetterà..!

Verso le 19:00, incuranti della pioggia battente e del fango, ci siamo diretti a piedi in campagna e abbiamo posizionato le due arniette, embrione di quello che sarà il nostro apiario.

Naturalmente non poteva mancare l'imprevisto...! Infatti portando a casa le due arniette in polistirolo piene d'api una ha leggermente ceduto e, da un piccolo pertugio, hanno iniziato ad uscire le nostre piccole amiche... Fortunatamente eravamo già a casa..!

Poi ci ha pensato la pioggia ed il freddo a convincere le api "fuggiasche" a tornare dentro!!

Eccole nella foto poco sotto...




Come si vede dalle immagini abbiamo deciso di posizionare le arniette  (ma poi anche le arnie avranno questa collocazione) su una base costituita da una rete metallica di un letto. Con la pioggia e tutto il resto non ce la potevamo fare da soli.. Così abbiamo aprofittato dell'aiuto del nostro comune amico Ottaviano che si trovava a casa nostra.. Anche lui impavido (e incosciente naturalmente) ha sfidato con noi gli agenti atmosferici per portare le nostre apette nel luogo che sarà d'ora in poi la loro dimora.

Grazie Ottaviano!

La giornata si è conclusa verso le 20:00 quando abbiamo fatto ritorno, bagnati fradici, al tepore della casa..

 
 
I primi due nuclei sul posto -ore 19:30 circa del 24/03/13-
 
 
 
 

MA QUANTO IMPORTANTI SONO LE API!


Di solito ci viene abbastanza naturale associare le api alla produzione del miele, forse della propoli, ma il più delle volte nulla più.

L'obiettivo primario di questo blog è cercare di diffondere quante più informazioni possibili circa il preziosissimo lavoro svolto dalle api. Un lavoro di inestimabile valore, il cui prodotto va ben oltre la produzione del miele e degli altri prodotti dell'alveare.

Si cercherà di far questo raccontando questa nostra esperienza di apicoltura, che parte veramente dall'ABC. Un'esperienza che, come qualsiasi altra dovrebbe, ha origine dallo studio teorico della materia di interesse, accompagnato dalla passione per il progetto che si sta portando avanti.

Ecco allora che da questo studio apprendiamo che le api, insieme a numerosi altri insetti pronubi -ma le api prevalentemente-, contribuiscono indicativamente per l'80% all'impollinazione delle specie vegetali; solo il restante 20% del lavoro viene fatto dal vento.

FOCUS: I Fiori.

La maggior parte delle piante sono entomofile; esse cioè hanno fiori, il cui organo sessuale femminile (ovulo), per poter dar vita ai semi ha bisogno di essere fecondato dal polline non dello stesso fiore bensì di un fiore diverso.

Solo una minoranza di piante sono ermafrodite; ovvero piante che si autofecondano. In questo caso dunque, il polline di un determinato fiore feconda l'ovulo del medesimo fiore.

In ogni caso, esclusa questa minoranza di piante, tutte le altre necessitano di “vettori” che trasportino il polline da un fiore all'altro. Come detto in precedenza l'ape è il vettore per eccellenza.

L'ape, essendo interessata al nettare, si dirige al nettario del fiore. Entrando in esso l'ape si “sporca” del polline contenuto negli stami e quindi poi, volando di fiore in fiore, feconda (per mezzo del polline) l'ovario.

Di seguito un bozzetto relativo ad una sezione tipo di fiore con l'indicazione delle diverse componenti il fiore stesso..

 
Pertanto, qualora venissero disgraziatamente a mancare le api (per esempio a causa di sconsiderati impieghi di pesticidi e/o altre sostanze inquinanti), le conseguenze per l'intero ecosistema, uomo compreso, sarebbero molto pesanti.

Per questo motivo il lavoro dell'apicoltore, secondo il nostro punto di vista, per quanto debba rispettare le logiche dell'economicità e della profittabilità, deve essere guidato da principi di fondo molto più alti e nobili, che sono quelli di cui ho parlato poc'anzi; ovvero un lavoro attraverso il quale possa contribuire al mantenimento di quell'equilibrio tanto invisibile quanto fondamentale.

Con questo spirito e con questi principi ha avuto inizio la nostra personale esperienza.