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sabato 5 dicembre 2015

L'apicoltura di domani richiede una grande professionalità

Da sempre l'apicoltura, ovvero l'arte di occuparsi delle api, è un'attività molto complessa poichè incorpora in essa molte attività diverse che, a loro volta, presentano molteplici sfaccettature.
Pertanto anche l'apicoltore che per hobby si avvicina a tale fantastica realtà non può esimersi da approfonditi studi e dall'esercizio pratico dell'allevamento delle api e questo per diversi anni.

In attesa della fioritura, a gennaio, dei fiori maschili di nocciolo (si vedono nella parte alta della foto)
 
Solo dopo qualche anno di lavoro sul campo e di continuo aggiornamento si può dire di aver acquisito un po' di competenze in tal senso.

La pena per la mancata istruzione e la mancata "gavetta sul campo" è il fallimento dell'iniziativa, sia essa come detto hobbistica o professionale.

Oggi tutto questo non basta più.

Agli inizi degli anni '80 fu l'avvento dell'acaro varroa destructor a gettare nello sconforto gli apicoltori. Tale acaro causò enormi perdite al patrimonio apistico italiano ma fortunatamente si riuscrono a trovare gli antidoti necessari per tenerlo sotto controllo. Fù impossibile eradicare il problema tanto che conviviamo con la varroa ancora oggi ma, intervenendo sulle api con le modalità e con i tempi corretti, si riesce a far si che tale acaro non distrugga gli alveari.

Un altro problema "moderno" è legato all'utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti. Indubbiamente agli inizi del secolo scorso l'impiego di tali sostanze era nettamente minore ma, con il passare dei decenni, la chimica è diventata essenziale per l'agricoltura convenzionale e ciò non può non aver avuto (ed avere) ricadute negative sulle api e, più in generale, su tutti gli insetti "utili".

Oggi nuove nubi minacciose si affacciano all'orizzonte e, in talune zone d'Italia, sta già piovendo a dirotto.

Sto parlando di due nemici delle api nuovi per il nostro Paese ma, purtroppo, ostici da affrontare.

Da ovest ha fatto il suo ingresso in Italia la pericolosa Vespa Velutina. Si tratta di un imenottero originario del sud-est asiatico che purtroppo ha fatto il suo ingresso in Europa poco più di 10 anni fa, nella Francia del Sud, probabilmente con un carico di merci provenienti dal sud-est asiatico per l'appunto. Da qualche anno è entrato anche in Italia.

Si tratta di un predatore dalle doti impressionanti. La sua dieta è costituita, purtroppo, in prevalenza dalle api. Le Vespe Velutine si posizionano in volo stazionario davanti agli ingressi degli alveari e catturano le api bottinatrici che tornano alle loro arnie.

In Liguria (per ora nelle provincie di Imperia e Savona) e nel sud-ovest del Piemonte gli attacchi di tali vespe (simili ai calabroni) hanno causato perdite notevolissime al patrimonio apistico tanto che, nei periodi di massima pressione sugli alveari (da luglio a settembre) non è praticamente possibile praticare l'apicoltura pena la perdita delle colonie d'api.

Questo flagello si sta espandendo a ritmi notevoli. Ad oggi ha invaso quasi tutta la Francia, il nord della Spagna e del Portogallo ed è entrata anche in Belgio ed in Germania, oltre che in Italia come detto.

Al fine di contrastare tale predatore diversi esperti nazionali stanno mettendo a punto varie strategie di lotta. Auguriamo loro un buon lavoro perchè non sarà facile individuare le metodologie giuste per contenere il problema.

Vi invito a consultare il sito www.vespavelutina.eu per approfondire la tematica.

Un altro pericolo per le api viene invece da sud. L'anno scorso sono stati individuati in alcuni alveari della Calabria degli esemplari di Aethina Tumida. Si tratta di un piccolo coleottero che si ciba di miele. Questo coleottero scava gallerie nei favi dell'alveare e mangia il miele in essi contenuto. Le feci che deposita fanno fermentare il miele stesso.

Ad oggi in Italia al fine di tentare un contenimento del problema si stanno bruciando gli alveari; purtroppo centinaia di arnie sono andate in fumo e vorremmo tutti che questo finisse quanto prima, individuando delle strategie alternative di lotta per preservare il delicato mondo apistico già in difficoltà.

Appare dunque chiaro come l'apicoltura di domani non possa essere esercitata se non in forza di grandi professionalità che si dovranno acquisire, come sempre giorno per giorno sul campo, ma anche aggiornandosi sulle tecniche di lotta a questi nuovi nemici delle api, sperimentando e, probabilmene, innovando.

Vi lascio per oggi con un paio di foto del nostro apiario di Stroppare in veste autunnale... Il corbezzolo è fiorito per la gioia delle api!






























Al prossimo post!

Alessandro